Spesso si fa confusione tra i termini temperamento, carattere, personalità. I bambini timidi in particolare, mettono spesso “in crisi” i loro genitori, che si pongono mille domande.

La timidezza è considerato un tratto di personalità che caratterizza i comportamenti di alcuni individui. Gran parte delle caratteristiche di personalità sono moderatamente ereditarie. Molti comportamenti quindi sono in parte controllati dai geni, ma questo non significa che siano predeterminati. Sicuramente le predisposizioni biologiche tendono a imporre limiti, ma l’ambiente influenza in modo significativo la manifestazione dei singoli tratti, all’interno dello spettro di variazioni possibili delle caratteristiche fisiche e psicologiche.

Il temperamento è la mescolanza degli aspetti innati della personalità, costituito dalle caratteristiche che si evidenziano per prime dopo la nascita, associate alle emozioni, già visibili nei neonati.

La maggior parte degli aspetti del temperamento sono di natura ereditaria. Esso è costituito da tre aspetti: il livello di attività, l’emotività e la socievolezza.

E’ un aspetto caratterizzante nella ricerca delle causa di differenza tra fratelli, ma l’ambiente le amplifica. 

Uno dei cinque parametri della personalità che più si relaziona alla timidezza è costituito dal binomio introversione/estroversione.

Lo psicologo Eysenck definisce le caratteristiche salienti di questi due aspetti di personalità: le persone estroverse mostrano vivace socievolezza, mentre gli introversi hanno un atteggiamento calmo e riservato. In sé essere introversi non porta necessariamente alla timidezza, che si configura con una dimensione di nervosismo e di disagio nelle situazioni sociali, una sorta di introversione sì, ma accolta con ansia e autogiudizio negativo, inibitorio.

Essa può essere già osservabile attorno all’anno di età. Oltretutto è uno dei tratti più significativamente ereditabili e nella ricerca si è documentato come sia caratterizzata da eccessivo attaccamento alla mamma e da parametri fisiologici ben precisi, come la frequenza più elevata del battito cardiaco, una maggiore tensione muscolare nelle corde vocali, una pressione sanguigna più elevata…

Sono comunque la natura e l’educazione che insieme determinano chi è timido e chi non lo è.

In realtà le cause ambientali della timidezza non sono conosciute quanto gli indicatori fisiologici.

Dall’osservazione nei contesti reali, l’ordine di nascita sembra influire, ma i dati dalle varie ricerche non sono concordi. Sembrerebbe maggiore un’influenza di questo tipo, in famiglie con un elevato numero di fratelli e c’è variazione a seconda delle differenze di età. Da piccoli i fratelli minori sembrano più riservati dei maggiori, in particolare quando c’è una differenza di un paio d’anni. Aspetto che decade ad esempio, in adolescenza, dove la crescita porta a colmare il gap fisico e intellettivo tra i fratelli.

I primogeniti timidi hanno più difficoltà ad affermare il loro dominio sociale sugli altri fratelli, ma dagli studi emerge che i 2/3 dei bambini timidi sono figli minori, mentre i 2/3 degli estroversi sono maggiori. Si è ipotizzato che un atteggiamento aggressivo dei fratelli maggiori contribuisca all’emergere della timidezza nei minori. I figli unici sembrerebbero meno estroversi degli altri primogeniti, per mancanza dell’opportunità di socializzazione data invece dalle famiglie più numerose.

E tu ti ritrovi nelle informazioni che hai letto in questo articolo? Sei il fratello introverso o estroverso? Eri anche tu uno dei “bambini timidi”? E sei il maggiore o il minore?
Essere introverso per te è segno di timidezza? Il dibattito, che nasce dalla nostra esperienza di fratelli e non dalla ricerca, è aperto!

PER APPROFONDIRE:
Sulloway F.J., Fratelli maggiori, fratelli minori. Come la competizione tra fratelli determina la personalità, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1998

LEGGI TUTTI GLI ALTRI ARTICOLI SULL’ARGOMENTO “FRATELLI” nella nostra rubrica: “Storie di Fratellanza” e guarda tutti i video sul canale Youtube!